martedì 13 luglio 2010

IL RE SOLA

Le ultime calde settimane italiche - a proposito, TG1 e Studio Aperto raccomandano, a reti unificate, di bere molta acqua, pare faccia bene e sia di moda - ci stanno trasportando indietro nel tempo.

Facciamo un po' di ordine:

- 13 luglio 1789: il Re Sole sta bellamente a Versailles, con Mazzarino & C0., ignaro che il giorno successivo qualcuno avrebbe preso la Bastiglia al posto suo (eppure Carosone era stato chiaro...)

- 13 luglio 2010: il Re Sola se ne sta in panciolle a Palazzo Grazioli con Gianni Letta & co. - una specie di Versailles, oppure il Bordel d'Avignon già immortalato da Picasso - ignaro di cosa potrebbe succedere domani o nei prossimi giorni. Ancora oggi è convinto che il suo "ghe pensi mì" basterà e lo salverà un'altra volta.

Un po' di analogie e differenze tra il Re Sole e il Re Sola:

all'epoca c'era una classe dirigente che viveva nel suo eremo, giustificando la propria esistenza grazie all'auto-investitura, senza dover dare conto a nessuno, e non curandosi dei problemi dei sudditi. Come direbbe oggi qualche illuminato dell'UDC, "erano lontani dal Paese reale". E, come direbbe il Re Sola nostrano, che più che un illuminato è ormai un fulminato, erano "legittimati" a stare là (a proposito, a breve ci sarà un bell'articolo di Francesco, che snocciolerà numeri interessanti sulla storia della legittimità del governo Banana).

Oggi, per chi non lo avesse saputo, sta venendo fuori una connessione che nemmeno il regista della Piovra avrebbe potuto concepire: intrighi tra organi deviati dello Stato, mafie, poteri forti, cardinali a cene segrete, giudici togati ermellinati che scendono a patti con affaristi da licenza elementare, sensali travestiti da giornalisti di lungo e consumato corso.

La situazione venuta fuori in queste settimane rivela la "teoria unificata" di una nuova Tangentopoli a braccetto con una nuova P2, con magari il collante garantito dalle associazioni criminali quali mafia e 'ndrangheta: i vari Riina, Provenzano e Gelli sarebbero orgogliosi dei vari Verdini, Carboni, Dell'Utri e compagnia danzante (ora alcuni di loro ora danzano a S. Vittore).

Come nel 1789, qualche pilastro del "sistema" sta cedendo, essendo marcio dall'interno e fin'ora ricoperto da mani e mani di cerone. Nei prossimi giorni ne vedremo delle belle, sperando che qualche italico elettore se ne accorga e si regoli di conseguenza, perché se tutto ciò è stato possibile, gran parte della colpa è del "terzo stato".

Vediamo un po' di differenze tra il terzo stato del 1789 e quello di oggi.

All'epoca i transalpini non avevano a disposizione grandi tecnologie per l'informazione, se non il piccione viaggiatore e poca altra roba. Noi siamo bombardati da sistemi di informazione. Loro hanno messo su un movimento che ha buttato a calci nel sedere il potere politico, noi non siamo in grado. Evidentemente c'è qualcosa che non va, sia in noi, che nel circuito informativo.

Ovviamente la rivoluzione francese non è stata il massimo in termini di eleganza e tutto sommato oggi è anche inutile, oltre che sempre moralmente opinabile, spargere sangue: basterebbe molto poco, basterebbe utilizzare i sistemi che abbiamo per fare in modo che certa gente stia dove debba stare. Al fresco. E gratis.

Domani vedremo cosa accadrà...

3 commenti:

  1. mha, ad essere sincero c'è un tale marciume in giro che non penso, anche se spero, che basti buttare un po' di gente in gattabuia per far si che tutto si sistemi.
    L'ha detto anche Monicelli a RaiPerUnaNotte. In Italia c'è bisogno di una vera rivoluzione.
    Chi vivrà vedrà.

    http://www.youtube.com/watch?v=oa1-GoZvhyk

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  2. Grazie Maurizio, colgo l'occasione per chiarire il punto: probabilmente mi sono espresso poco bene (scusate, ma l'orario... :) )non dico che basterebbero 2-3 persone in galera per sistemare le cose, anzi.

    Il problema è che se c'è il "marcio", vuol dire che c'è una parte consistente della popolazione a cui il marcio va più che bene: ogni tanto riceve qualcosa in cambio, e un vantaggio immediato - spesso illecito - fa sempre comodo.

    Partendo sempre dal principio che "ogni popolo ha il governo che si merita", la rivoluzione di Monicelli deve partire dalle "teste" delle persone: un cambio di rotta di ciascuno di noi avrebbe come effetto immediato la sparizione di buona parte della attuale classe dirigente, per il semplice fatto che non ci sentiremmo rappresentati da certi personaggi... ma finché questi qua sono i degni rappresentanti di buona parte della volontà (o indolenza, fai tu) popolare... stiamo freschi.

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