sabato 12 novembre 2011

La speranza...

...è quello che ci ha spinto a sperare che un momento come questo arrivasse...
La speranza...
...è quello che non ci ha fatto mai smettere di credere che potesse realmente arrivare...
La speranza...
...è quello che ci fa credere che possa essere un nuovo inizio...
La speranza...
...è quello che ci fa capire che questo è solo un primo passo...
La speranza...
...è di poter compiere tutto un cammino verso la ridefinizione di un paese vero...di cui non vergognarci...dove spazi come questo...non siano ne necessari ne immaginabili...

Viva l'Italia

martedì 8 marzo 2011

La duemilionesima goccia

Prendo spunto da questa affermazione fatta da questo dito medio:

"Dopo la vicenda della piccola Yara i magistrati dovrebbero dimettersi» perchè «se avessero impiegato per le ricerche le stesse risorse e tecnologie che hanno speso per indagare sulle ragazze dell'Olgettina forse Yara sarebbe ancora viva»"

Sicuramente dopo tutto quanto il teatrino mediatico mi aspetto o una smentita o un "sono stata fraintesa" 
Onestamente non credo di essere nella condizione di giudicare il lavoro della magistratura ma certe affermazioni mi sembrano semplicemente inutili. 
Quello che ha detto la Santanchè è semplicemente incredibile perché rende i magistrati colpevoli due volte: di non aver fatto abbastanza per la povera Yara dando importanza a quattro veline al soldo di un velino in pensione.
Adesso, come al mio solito mi domando:
- C'è qualcosa di più schifoso che strumentalizzare la morte di una povera ragazzina per difendere un insulso verme?
- Quando ci stancheremo di sentire certe cose?
- Quando sarà colma la misura?

A voi la palla.


P.S.: Qui la replica della procura di Bergamo

giovedì 3 marzo 2011

Non siete stato voi - Caparezza

Non siete Stato voi che parlate di libertà come si parla di una notte brava dentro i lupanari. 
Non siete Stato voi che trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminari. 
Non siete Stato voi che siete uomini di polso forse perchè circondati da una manica di idoti. 
Non siete Stato voi che sventolate il tricolore come in curva e tanto basta per sentirvi patrioti.
Non siete Stato voi nè il vostro parlamento di idolatri pronti a tutto per ricevere un'udienza.
Non siete Stato voi che comprate voti con la propaganda ma non ne pagate mai la conseguenza.
Non siete Stato voi che stringete tra le dita il rosario dei sondaggi sperando che vi rinfranchi. 
Non siete Stato voi che risolvete il dramma dei disoccupati andando nei salotti a fare i saltimbanchi. 
Non siete Stato voi.
Non siete Stato voi.
Non siete Stato voi, uomini boia con la divisa che ammazzate di percosse i detenuti.
Non siete Stato voi con gli anfibi sulle facce disarmate prese a calci come sacchi di rifiuti. 
Non siete Stato voi che mandate i vostri figli al fronte come una carogna da una iena che la spolpa. 
Non siete Stato voi che rimboccate le bandiere sulle bare per addormentare ogni senso di colpa. 
Non siete Stato voi maledetti forcaioli impreparai, sempre in cerca di un nemico per la lotta. 
Non siete Stato voi che brucereste come streghe gli immigrati salvo venerare quello nella grotta. 
Non siete Stato voi col busto del duce sugli scrittoi e la costituzione sotto i piedi. 
Non siete Stato voi che meritereste d'essere estirpati come la malerba delle vostre sedi. 
Non siete Stato voi.
Non siete Stato voi.
Non siete Stato voi che brindate con il sangue di chi tenta di far luce sulle vostre vite oscure. 

Non siete Stato voi che vorreste dare voce a quotidiani di partito muti come sepolture. 
Non siete Stato voi che fate leggi su misura come un paio di mutande a seconda dei genitali. 
Non siete Stato voi che trattate chi vi critica come un randagio a cui tagliare le corde vocali. 
Non siete Stato voi , servi , che avete noleggiato costumi da sovrani con soldi immeritati, siete voi confratelli di una loggia che poggia sul valore dei privilegiati 
come voi che i mafiosi li chiamate eroi e che il corrotto lo chiamate pio e ciascuno di voi,
implicato in ogni sorta di reato fissa il agistrato e poi giura su Dio " Non sono stato io".



martedì 14 dicembre 2010

Parole che fanno bene (Niccolò Fabi)

Parlo per me, per il mio paese 
per quella parte che tace e non dice
che gli soffoca in gola uno strillo per lo sgomento 
di uno spettacolo indegno per cui paga e non ha scelto 
di chi segue il bastone del pastore o l'etichetta dov'è scritto il proprio nome 
e se costruire il futuro è inginocchiarsi ed accendere un cero 
complimenti, complimenti davvero 
e pascoliamo pascoliamo pascoliamo e pure in un campo a caso e che sia vicino casa  
emigriamo soltanto dal divano al davanzale 
prigionieri con il il terrore di essere liberati di essere liberi 
caro mercato io ti vedo costretto ad offrirci qualcosa che non ti e' richiesto per il tuo bisogno per il tuo commercio 
la merce marcisce nei supermercati davanti a intestini accorciati di uomini obesi annoiati 
ossessionati dalla forma 
ossessionati dalla norma 
non ci siamo non ci siamo non ci siamo
allora una parola lanciata nel mare con un motivo ed un salvagente che semplicemente fa il suo dovere, una parola che non affonda che magari genera un'onda che increspa il piattume e lava il letame


Ho voluto solo riprendere il testo di questa, a mio parere bellissima, canzone di Niccolò Fabi, per riassumere un po' il mio pensiero sulla giornata di oggi relativo alle reazione dei sostenitori di Berlusconi dopo la notizia del fallimento della mozione di sfiducia. 
A questi individui dico, continuate ad essere contenti, continuate ad ascoltare le "parole che fanno bene" visto che i fatti sembrano non riguardarvi. Quando, un giorno, vi sveglierete dal vostro torpore, capirete e supplicherete il vostro di idolo: "Fai qualcosa..?", vi renderete conto che ride, dall'alto della sua reggia e dietro la risata candidamente risponde: "NO" 

lunedì 8 novembre 2010

La velina del mezzogiorno

In merito ad un articolo di cronaca locale - in questo caso "articolo" è una parola grossa - comparso ieri su un quotidiano locale - in questo caso "quotidiano" è una parola grossa - redatto da un giornalista locale - anche in questo caso "giornalista" è una parola grossa - voglio rispondere ai signori Redattori della Gazzetta del Mezzogiorno come semplice cittadino e blogger da strapazzo.

Spettabile Redazione,
non volendo entrare nel merito dell'articolo - i cui contenuti è bene che siano trattati nelle sedi opportune - mi chiedo come sia possibile che un argomento così delicato venga affrontato da Voi in maniera così dilettantesca e squallida.
Credo sia compito di ogni giornalista "normale" verificare le informazioni di cui entra in possesso. La ricerca della verità anziché l'inseguimento dello scoop è un'attenzione che, prima ancora di discorsi deontologici, dovrebbe essere propria di chiunque operi nel mondo dell'informazione.
E' evidente che questo non è lo stile della Vostra testata. L'anonimo fenomeno della Carta Stampata non si è preso né la briga di accertare la veridicità delle notizie in suo possesso - basterebbe venire in Parrocchia per rendersi conto di quanto tendenziosi, falsi, parziali e scorretti siano i contenuti della fantomatica lettera di lamentele - né si è preso la briga di contattare il diretto interessato e concedere, eventualmente, un'occasione per replicare.
Lo stile di cui si parla, quindi, è degno della peggiore stampa nazionale di parte, quest'azione di "killeraggio" mediatico non è degna nemmeno di essere accostata alla parola "informazione".

Il Vostro giornale - verso il quale condurrò una campagna di "disincentivazione" con tutti i mezzi in mio possesso - si è dimostrato un House Organ a disposizione di chi, volendo screditare qualcuno, ha la possibilità - economica e "politica" - di far passare, agli occhi di chi non può o non vuole approfondire, una velina non verificata per notizia fondata e certa.
Il giornalista in questione, sia stato esso in cerca spasmodica dello scoop di provincia, oppure "sollecitato" a suon di euro da qualcuno, ha colpito duramente una persona e un'intera comunità, senza che questi abbiano potuto dire la loro negli stessi spazi. Il "metodo Boffo" colpisce anche in provincia.
Vergognatevi

Saluti

erriquezz

martedì 2 novembre 2010

Nella terra dei ciechi


E' da molto tempo che cerco di scrivere questo post, stavo cercando la giuste motivazioni che sono arrivate stamattina. 

Volevo soffermarmi sul comportamento di quelli che poi si scoprono essere sostenitori di Berlusconi. Abbiamo sostanzialmente tre grandi categorie di "Berlu-Boys": gli ScudiUmani, gli Zitti e i Simulatori. Andiamo brevemente ad elencare le caratteristiche principali per ogni B-boy.
Gli ScudiUmani: sicuramente la categoria più rispettabile tra le tre, entrano in qualsiasi dibattito politico difendendo a spada tratta il loro beniamino come se fosse un parente o peggio qualcosa di più. Sono riconoscibilissimi per il loro frenetico ripetere come dischi rotti frasi come: "Questo è il miglior governo degli ultimi 150 anni", Meno male che Silvio c'è", "Le toghe rosse", "Il potere è in mano alle procure", "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", "Bunga-Bunga", e tante e tante altre. Si recano ad ogni manifestazione partecipando in maniera più che attiva, agghindati di tutto punto, come se fosse la finale dei mondiali. Nel momento in cui li si cerca di far notare chi è veramente il loro idolo si producono in arringhe difensive e strani sillogismi degni dei migliori Ghedini e Feltri.
Gli Zitti:  "Meglio stare zitti dando l'impressione di essere stupidi piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio (Confucio)". Di gran lunga più pericolosi dei primi, sono coloro che ascoltano in silenzio ogni ragionamento politico e, non capendo un cazzo di: politica, coscienza civile e morra cinese, tolgono ogni dubbio quando dicono di apprezzare B. perché si è fatto da solo o perché alla sua età è ancora sessualmente attivo (special thanks to Viagra and Cialis). Di solito si riconoscono per la maglietta attillata cromata, i capelli nel gel, gli occhiali a mosca specchiati (o Carrera bianchi) e la tessera mediaset premium sempre carica per vedere le repliche delle partite anche d'estate. Si incontrano in grandi adunate note come "provini per un reality". I migliori tra loro vengono scelti. 
I Simulatori: categoria ancora in via di definizione. Tale imprecisione è dovuta al fatto che in giro non si possa trovare nessuno, che non sia appartenente alle prime due categorie, disposto ad ammettere di averlo votato. Di solito sono coloro che alla domanda "cosa hai votato?" rispondono con "Il voto è segreto", "Nessuno mi rappresenta" oppure con "Ho votato Berlusconi  perché non c'è un'alternativa". Sono di gran lunga i peggiori. Fingono stupore e incredulità quando li si fa notare chi è B. e sono pronti a giurare suoi propri figli che non l'hanno o che non l'avrebbero votato se avessero saputo, dando così la colpa ai media. Come sotto-categoria si potrebbero individuare i FalsiPentiti che di solito giurano di non votarlo più.

D'altronde nella terra dei ciechi governa chi ha un occhio solo, e questo il nostro giovane premier e i suoi compari lo hanno capito da tempo. 
Si potrebbe pensare ad una patente, rilasciata dopo un esame psico-attitudinale, che dà il diritto di voto.
"Limiti della democrazia: Votano anche gli stronzi (cit.)"

martedì 12 ottobre 2010

IL CODICE DA PERDI

Dire che, ormai da due anni, la Premiata Furberia Alfano & Ghedini si stia lambiccando il cervello per salvare le chiappe giudiziarie di B. è cosa ovvia, quasi come dire che se piove ci si può bagnare.

Non ci si deve scandalizzare più di tanto se abbiamo un Ministro della Giustizia ad uso e consumo dell'utilizzatore finale: possiamo dire che "si sapeva", senza scendere tanto in dettaglio.

Non sorprende nemmeno la nomina di Paolo Romani a Ministro per lo Sviluppo Economico: si sa che la risoluzione del conflitto di interessi avverrà solo dopo che l'umanità avrà chiarito se sia nato prima l'uovo o la gallina. Anche qui possiamo dire "e cosa vi aspettavate?".

Cosa pretendiamo da un Presidente del Consiglio come il nostro, che si porti in caserma da solo?

Ciò che invece scandalizza è il seguente intervento del Presidente della Repubblica:

"[...] l'auspicio che anche attraverso una ulteriore utilizzazione delle tecnologie informatiche si garantisca la piena attuazione dei principi del 'giusto processo'".[...] "importante occasione per un confronto, anche a livello europeo, sullo stato della innovazione tecnologica in ambito giudiziario e sui progetti e le iniziative in grado di ampliarne e migliorarne la utilizzazione". "Piu' volte ho ricordato che la eccessiva durata dei processi mina la fiducia dei cittadini nel 'servizio giustizia' e compromette anche la capacita' competitiva del nostro paese sul piano economico. Il recupero di una piena funzionalita' del sistema esige scelte coraggiose che ne riducano i costi di gestione e ne semplifichino le procedure con il contributo di tutti gli operatori e di ogni altra realta' interessata, compresa quella imprenditoriale.

(tratto da agi.it, cliccando trovate il servizio completo)

Le domande che mi pongo sono le seguenti: quali sono le scelte coraggiose che il sistema esige? Quali sono le cause della lunghezza dei processi? Quali sono le strategie che migliorerebbero il sistema?

Chissà se Napolitano, da buon internauta, leggerà e risponderà a queste domande...

Secondo me, l'unica soluzione che metta d'accordo Napolitano, B. e chi invoca una riforma della giustizia ad capocchiam, è l'abolizione del codice penale.

Senza esagerare, basteranno il lodo Alfano, il processo morto e altri ammennicoli per pochi intimi, ed avremo la giustizia più efficiente degli ultimi 150 anni.

venerdì 1 ottobre 2010

COME VOLEVASI DIMOSTRARE

Nemmeno il tempo di esprimere la solidarietà a Maurizio Belpietro che subito tocca sentire i ritornelli gia ampiamente usati negli istanti immediatamente successivi all'attentato con duomo volante a B.

Iniziamo dal dioscuro Cicchitto, il quale evidentemente soffre della "Sindrome da cappuccio": credendo di avere ancora indosso il massonico copricapo, sproloquia convinto di rimanere nell'anonimato. Ha affermato che il clima d'odio che ha armato l'attentatore - mancato, fortunatamente - di Belpietro sia generato e continuamente alimentato dalla stampa di sinistra, oltre che dai noti seminatori d'odio Di Pietro e Grillo. Incommentabile. Anzi no, commentiamo: una cazzata grossa come una casa, roba da espulsione diretta dal Parlamento a calci nel sedere, considerando i precedenti (le accuse, tra gli altri, a Di Pietro, Travaglio, magistratura, Repubblica, L'Espresso).

L'equilibrista Casini invita ad "abbassare i toni". Perché, in occasioni che hanno visto coinvolti altri giornalisti quali Sandro Ruotolo e Lirio Abbate, non sono stati usati gli stessi termini? Cosa significa "abbassare i toni"?

Forse a questi signori non è chiara una cosa: i giornalisti - tutti - in Italia sono evidentente sotto tiro. E' una condizione generale, che va oltre l'agone politico: semplicemente mal si sopporta chi difende le proprie idee, e le conseguenze sono l'attentato a Belpietro, le minacce a Sandro Ruotolo, la scorta a Lirio Abbate, le auto incendiate ad altri giornalisti. Episodi passati, se non nel totale silenzo, sicuramente in sordina.

E' evidente che Cicchitto & Co. hanno perso una ottima occasione per stare zitti.

IL DIRITTO DI DIRE TUTTO. ANCHE IL FALSO

Nell'attesa di conoscere la faccia criminale - e chi eventualmente l'ha mandato - che ieri sera si è introdotta armata nel condominio di Maurizio Belpietro, innescando una sparatoria che avrebbe potuto comunque ferire o uccidere qualcuno, personalmente spero che le forze politiche ed istituzionali ribadiscano ancora, e con forza, che chiunque ha il diritto di esporre le proprie idee, senza rischiare la vita.

Belpietro, per i suoi detrattori (e io sono il meno importante tra questi), è un giornalista da riporto, il quale non fa mistero riguardo alle proprie convinzioni. La linea editoriale del suo House Organ distorce quotidianamente la realtà, inclinandola a piacimento del cosiddetto padrone. Non credo di dire una blasfemia, né spero di essere bollato come seminatore di odio dicendo questo: Belpietro è uno dei tanti giornalisti schierati - sia a destra che a sinistra - che popolano la scena mediatica italiana. Le sue idee possono essere condivisibili o meno, il modo di fare può essere apprezzato o no. E' pagato per fare esattamente quello che fa.

Da stamattina il direttore di Libero non é certo Cronkite redivivo, rimane sempre una penna al soldo di B., ma non per questo la sua vita vale meno delle altre: rischiare di essere ammazzati per le proprie idee, anche se agli occhi di tanti - me compreso - sono delle eresie, non è da Paese civile. Abbiamo gli strumenti democratici per combattere la disinformazione, è da animali pensare di eliminare colui che è ritenuto un disinformatore.

Sperando, una volta per tutte, di non dover più sentire notizie del genere, personalmente sono solidale con chi stanotte se l'è vista brutta, assieme alla propria famiglia.